Casate Ferrari  

REGISTRO

ANAGRAFICO



Il Registro Anagrafico Nazionale, è la banca dati nazionale nella quale confluiranno progressivamente le anagrafi comunali.

ANPR è un sistema integrato che consente ai Comuni di svolgere i servizi anagrafici e di consultare o estrarre dati, monitorare le attività, effettuare statistiche, e diventa un punto di riferimento unico per l'intera Pubblica amministrazione e per tutti coloro che sono interessati ai dati anagrafici, in particolare i gestori di pubblici servizi.

Al 10 gennaio 2018 hanno completato il subentro 41 Comuni per una popolazione residente di 1.035.030 persone. Sono attualmente in fase di pre-subentro 989 Comuni.

ANPR allineando i dati toponomastici permette di concretizzare l'Anagrafe nazionale dei numeri civici e delle strade urbane (ANNCSU), strumento necessario a completare la riforma del Catasto.

Riferimenti normativi

Con le modifiche apportate all'art. 62 del Codice delle Amministrazioni Digitali si prevede che ANPR contenga, oltre ai dati anagrafici, l'archivio nazionale informatizzato dei registri di Stato civile e i dati delle liste di leva. Inoltre ANPR assicurerà ai Comuni un sistema di controllo, gestione e interscambio, puntuale e massivo, di dati, servizi e transazioni necessario ai sistemi locali per lo svolgimento delle funzioni istituzionali di competenza comunale. Per permettere la realizzazione dell'ANPR sono stati emanati:



Dal 18 agosto 2015 è in vigore il nuovo Regolamento Anagrafico della popolazione residente che ha recepito le modifiche apportate dal DPR 17 luglio 2015, n. 126.

Dal primo gennaio 1948 (entrata in vigore della costituzione repubblicana), lo stato attraverso il Ministero dell’Interno, ha praticamente sostituito il Libro d’Oro della Nobiltà Italiana (fonte probatoria dei riconoscimenti nobiliari del Regno d’Italia), con l’attuale Registro Anagrafico Nazionale, nel quale vengono anche trascritti i soli titoli nobiliari poggianti sui predicati feudali, con sentenza della magistratura, ai sensi del secondo comma della quattordicesima disposizione transitoria e finale costituzionale, per il quale i predicati esistenti prima del 28 ottobre 1922 vanno come parte del nome.

Il Registro Anagrafico Nazionale, è dunque divenuto anche fonte probatoria dei riconoscimenti nobiliari da parte dell’attuale ordinamento.

Col Regno d'Italia, il Libro d'oro della nobiltà italiana era infatti un registro ufficiale contenente l'elenco delle famiglie che ebbero l'iscrizione con provvedimenti di grazia e giustizia. Ogni famiglia era trattata in una o più pagine, nelle quali erano annotate: paese d'origine, dimora abituale della famiglia, titoli e attribuzioni nobiliari con indicazioni di provenienza e trasferibilità, provvedimenti regi e governativi, descrizione dello stemma e parte della genealogia documentata.

Descrizione

Il registro è conservato nell'Archivio Centrale dello Stato, a Roma compilato dalla Consulta araldica del Regno d'Italia, organo statale costituito nel 1869 presso il Ministero dell'interno.

Per l'annotazione dei nomi dei discendenti diretti era sufficiente la presentazione degli atti di stato civile; i collaterali, sempreché il collegamento al capostipite fosse avvenuto posteriormente alla nobilitazione della famiglia, dovevano presentare la necessaria documentazione di stato civile, ma era richiesto anche il consenso di colui (o dei suoi aventi causa, se defunto) che aveva ottenuto la prima iscrizione della famiglia. Altrimenti, ed era anche il caso più frequente per ragioni fiscali, si doveva chiedere ex novo il decreto di riconoscimento. Da ciò deriva che l'iscrizione al Libro d'Oro era un semplice atto amministrativo e contro i relativi provvedimenti era possibile ricorrere al Consiglio di Stato per motivi di legittimità. Per ottenere l'iscrizione nel Libro d'Oro, oltre alla presentazione della domanda, si doveva aver pagato le relative tasse amministrative, ottenendo la registrazione alla Corte dei conti, dopo di che veniva spedito il relativo decreto nei termini di legge. La semplice appartenenza ad una nobile famiglia non era il solo requisito necessario, ma si richiedevano anche i pareri positivi delle autorità prefettizie che avevano interpellato gli organi di polizia e varie altre informazioni. Il R.D. 7 settembre 1933, n. 1990 dettò norme sulla compilazione del Libro d'Oro e impose ai cittadini indicati nell'Elenco Ufficiale nobiliare di richiedere, previo riconoscimento specifico, l'iscrizione a detto Registro.

Il Libro d’Oro era strutturato in volumi manoscritti e rilegati, suddivisi in due serie e oggi conservati presso l'Archivio Centrale dello Stato a Roma-EUR.

  • Libro d'oro della nobiltà italiana, vecchia serie in 11 volumi;

  • Libro d'oro della nobiltà italiana, nuova serie, in 30 volumi.

Per info.

https://www.agid.gov.it/it/piattaforme/anagrafe-nazionale-popolazione-residente


https://www.acs.beniculturali.it/accesso-al-patrimonio/libro-doro-della-nobilta-italiana/









In foto il Registro Anagrafico Nazionale, dal 1948 è anche la fonte probatoria dello storico- status nobiliare goduto anticamente da un casato, riconosciuto formalmente dalla Repubblica Italiana, ai sensi infatti del secondo comma della quattordicesima disposizione costituzionale, per la quale i predicati nobiliari esistenti prima del 28 ottobre 1922 vanno come parte del cognome. Lo stato infatti tutela i predicati nobiliari da abusi, plagi, e falsificazioni, iscrivendoli nel detto Registro Anagrafico, che dunque di fatto sostituisce il registro denominato Libro d'Oro della Nobiltà Italiana, creato dal passato Regno d'Italia con R.D. 5 luglio 1896 n. 314, art. 68.





Libro d'Oro della Nobiltà Italiana del Regno d'Italia, creato con R.D. 5 luglio 1896 n. 314, art. 68, dal 1948 sostituito dal Registro Anagrafico Nazionale, relativamente ai predicati dei titoli nobiliari di origine feudale.




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